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Importante traguardo raggiunto dalle organizzazioni sindacali nel settore sociosanitario, assistenziale ed educativo: negli enti e nelle istituzioni del Terzo settore che applicano il contratto collettivo Uneba i tempi di vestizione dei lavoratori saranno inclusi nell’orario di lavoro. «Essere riusciti a rendere esigibile la contrattazione di secondo livello sottoscrivendo un accordo regionale con Uneba Sicilia per il riconoscimento e la quantificazione dei tempi di vestizione, rappresenta un risultato estremamente significativo, soprattutto alla luce del periodo buio che abbiamo attraversato e che continuiamo ad attraversare a causa dell’emergenza pandemica di Covid-19». Questo il commento dei segretari generali regionali di Fp Cgil, Gaetano Agliozzo Cisl Fp, Paolo Montera, Uil Fpl, Enzo Tango, Fisascat Cisl, Mimma Calabrò, Uiltucs, Marianna Flauto, per la chiusura dell’accordo regionale con Uneba Sicilia.

«Il risultato che abbiamo raggiunto – sottolineano i sindacalisti – ha un grande valore, sia perché è il secondo accordo (dopo quello sottoscritto in Veneto) che viene concluso a livello nazionale, sia perché portiamo finalmente a frutto i risultati conquistati nel corso dell’ultimo rinnovo del Contratto Nazionale Uneba 2017-2019, che ha demandato, appunto, al secondo livello di contrattazione, ovvero quello regionale, la definizione della tematica in questione».

Uneba è la più rappresentativa e longeva organizzazione di categoria del settore sociosanitario, assistenziale ed educativo, con oltre 900 enti associati in tutta Italia, quasi tutti non profit di radici cristiane. Nello specifico, l’accordo siciliano quantifica in 15 minuti i tempi dedicati dall’attività di vestizione/svestizione; può essere prevista una diversa quantificazione, che non vada però mai al di sotto dei 10 minuti, solo in caso di accordo sottoscritto a livello aziendale tra Uneba e le organizzazioni sindacali che sottoscrivono il Ccnl.

«L’accordo – concludono i segretari generali – riconosce un principio ormai già ampiamente confermato dalla giurisprudenza, ma anche dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali che sul tema si è espresso con apposito interpello, secondo cui i tempi di vestizioni sono da considerare a tutti gli effetti orario di lavoro».