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Oggi abbiamo avuto un incontro con il governo regionale per discutere delle norme che saranno aggiunte nella legge di stabilità di interesse dei sindacati della Funzione pubblica.

La Cisl Fp ha avanzato l’esigenza che si proceda alla revisione dell’accordo tra lo Stato e la Regione con la previsione della riforma degli ordinamenti professionali del comparto (riclassificazione) e della dirigenza. Tale riforma deve muoversi all’interno di una più generale riforma della burocrazia regionale.

La Regione Siciliana d’altra parte perde appeal. Lo dimostrano il fatto che ai recenti concorsi si sono riscontrate tra il 30 e il 40 per cento delle rinunce e che si sono verificate alcune dimissioni dopo l’immissione in ruolo.

In questo scenario non sarà sufficiente lo sblocco delle assunzioni, ecco perché occorre gratificare il lavoro di chi ha portato avanti gli uffici pur svolgendo mansioni superiori rispetto a quelle previste nella loro categoria. In questo senso, guardiamo con interesse all’annuncio, confermato oggi in riunione, di volere lavorare a una deroga per consentire che tutti i lavoratori abbiano diritto alla riclassificazione.

Abbiamo sottolineato come i dipendenti regionali subiscono un gap contrattuale con un contratto scaduto ormai da 5 anni. Ancora non si discute del rinnovo del contratto della dirigenza che pure è in discussione nelle altre amministrazioni pubbliche. Di fronte questo scenario, mentre si discute di autonomia differenziata, vorremmo emulare altre stagioni a statuto speciale che vedono (è il caso della Provincia autonoma di Trento), già siglato il contratto collettivo 2022/2024.

Messo agli atti lo stanziamento in manovra delle risorse per la riclassificazione (0,55), per l’aumento del salario accessorio (0,22) e per il rinnovo contrattuale con gli arretrati del 2023 (28 milioni), abbiamo sottolineato come risulti incomprensibile il continuo rinvio del Comitato direttivo dell’Aran Sicilia, organo necessario per il riavvio delle contrattazioni collettive.